In ogni territorio esistono luoghi che non rientrano nella narrazione ufficiale dello spazio. Rimangono ai margini, non tanto per inaccessibilità quanto per mancanza di funzione: non servono a nulla, non producono, non si attraversano per arrivare altrove. Sono interruzioni nella geografia abitata, che proprio per questo attirano racconti e mitologie. Il Pozzo del Diavolo, lungo la costa del Golfo di Gaeta, è uno di questi punti.
Una cavità verticale scavata nella roccia, incastrata tra due spiagge e visibile solo a chi la cerca. Un’anomalia morfologica che ha generato – oltre a curiosità speleologica e interesse subacqueo – anche un piccolo repertorio simbolico sedimentato nel tempo.

Una struttura naturale a sviluppo verticale

Il Pozzo si trova tra la spiaggia di Fontania e la piccola insenatura che precede i Quaranta Remi. Si tratta di una cavità naturale con un diametro di circa 18 metri e un dislivello verticale di oltre 30, che si conclude in mare dopo un salto complessivo di circa 50 metri. La conformazione, insolita anche per un territorio come quello del promontorio di Gaeta, è il risultato di una combinazione tra fenomeni erosivi e dinamiche geologiche di natura vulcanica.

Il Pozzo può essere raggiunto via mare oppure tramite un sentiero costiero che si stacca dal tracciato principale. L’interno resta buio anche durante le ore di maggiore luminosità e le acque che vi circolano sono sensibilmente più fredde rispetto alla temperatura media della zona. Questo lo rende un luogo che non si presta a una fruizione immediata o turistica: si arriva, si osserva, ma non tutti scelgono di entrare. La conformazione interna, tuttavia, affascina sportivi, subacquei e naturalisti proprio per la sua specificità morfologica.

Ecosistemi sommersi e leggende

Sotto il livello del mare, il Pozzo del Diavolo continua. Un piccolo accesso consente l’ingresso a nuotatori e piccole imbarcazioni. La presenza di fauna favorita dalla scarsità di luce e dalla temperatura più bassa, rende la zona interessante dal punto di vista biologico. A poca distanza si trova anche un secondo ambiente, noto informalmente come “tana dei copertoni”: una cavità secondaria, con tre accessi e un proprio camino d’areazione, in cui la presenza di due pneumatici incastrati nella roccia ha generato una forma involontaria di barriera artificiale abitata da piccoli banchi di corvine.

Il sito è conosciuto con due nomi. Il primo, Pozzo del Diavolo, si lega a una leggenda locale secondo cui, in seguito alla morte di Cristo e alla frattura della Montagna Spaccata, il Diavolo avrebbe trovato rifugio in questa fenditura. Il secondo, Pozzo delle Chiavi, è invece legato alla memoria orale marinara: alcuni racconti narrano di chiavi gettate in mare come rito simbolico prima della partenza, in riferimento a cinture di castità o, più prosaicamente, a case chiuse per sempre dopo un tradimento. Nessuna fonte conferma l’origine di queste versioni, ma proprio l’assenza di un’origine certa ha contribuito a consolidarne il fascino.

Come organizzare una visita al pozzo del Diavolo

Il Pozzo del Diavolo non rientra nei circuiti turistici strutturati, ma è accessibile con un minimo di preparazione. Esistono due modalità principali per raggiungerlo: via mare e via terra.

L’accesso dal mare è il più diretto. Diverse cooperative locali offrono tour in barca lungo la costa di Gaeta, che includono soste presso le principali grotte marine, tra cui il Pozzo. Alcune escursioni prevedono anche la possibilità di nuotare o fare snorkeling nei pressi dell’ingresso.

Per chi preferisce un approccio da terra, è possibile arrivare seguendo un breve percorso roccioso a piedi, accessibile anche ai meno esperti. Si parte nei pressi della spiaggia di Fontania, seguendo un sentiero che costeggia la falesia e conduce a un punto panoramico dal quale si può osservare la cavità dall’alto.

Non esistono indicazioni ufficiali lungo il percorso e l’area non è attrezzata: per questo si raccomanda cautela, abbigliamento adeguato e, se possibile, la compagnia di guide locali esperte. Per l’esplorazione subacquea, è opportuno rivolgersi a centri diving certificati, che conoscono le caratteristiche della grotta e garantiscono la sicurezza dell’immersione.

E dopo l’escursione?

Il Pozzo del Diavolo non si lascia abitare, ma la spiaggia sì. Se dopo l’escursione cerchi un posto dove rilassarti, al Papardò puoi prenotare la tua postazione in riva al mare. Ombrellone, lettino e un panorama che non ha bisogno di leggende.