Gaeta è una piccola perla incastonata nella costa laziale, meta ogni anno di migliaia di turisti amanti del mare, delle spiagge e del buon cibo. Ma tra le mura di questo comune si nasconde una storia ricca di influenze culturali stratificate nel tempo. Sin
dall’epoca romana, questo porto fu rinomato per la sua posizione strategica e il clima mite, qualità che lo resero, per secoli, un centro privilegiato di villeggiatura e uno snodo fondamentale per gli scambi nel Mediterraneo.

La leggenda

Prima di esplorare la sua storia, è interessante soffermarsi sulla leggenda legata alle origini di questa città. Secondo la tradizione, il nome deriverebbe da Cajeta, la nutrice di Enea, l’eroe troiano protagonista dell’Eneide di Virgilio. La leggenda narra
che, durante il lungo viaggio verso le coste del Lazio, Enea approdò su queste rive e, in onore della sua nutrice, la seppellì proprio qui. Virgilio celebra questa figura nel suo poema, raccontando come quel tratto di terra prese il nome di Cajeta, divenendo
un segno indelebile del passaggio dell’eroe troiano.

Ma adesso addentriamoci nel passato di Gaeta per scoprire la sua nascita e la sua crescita nelle varie epoche.

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Gaeta nell’Età Romana: Un Paradiso per i Patrizi

Durante l’epoca romana, Gaeta si sviluppò come un luogo di soggiorno apprezzato dalle élite di quel tempo. Secondo la tradizione, già nell’ultimo secolo della Repubblica Romana, vennero costruite lungo il golfo e sulle colline ville sontuose dotate di giardini, piscine, ninfei e mausolei. Ne è un esempio attuale la celebre Via Flacca, un’arteria strategica voluta da Lucio Valerio Flacco e che collegava Roma a questi luoghi ameni. Qui, personaggi illustri dell’epoca trovavano un rifugio di tranquillità. Cicerone descrisse Gaeta come un porto di notevole importanza, e ciò contribuì a fare della città uno dei poli residenziali e commerciali più rinomati del Lazio meridionale.

Queste residenze patrizie, ornate con dettagli architettonici raffinati, sono ancora visibili attraverso i resti sparsi lungo la costa, fino alla vicina Sperlonga, testimonianza dell’importanza della città per l’aristocrazia romana. Con la fine dell’Impero, tuttavia, anche la prosperità di Gaeta si affievolì, e la città entrò in un periodo di decadenza.

Dopo l’Impero Romano: Invasioni Barbariche e l’Assalto dei
Saraceni

Con il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, Gaeta, come molte altre città della penisola, visse tempi bui, dovendo affrontare saccheggi e devastazioni. L’instabilità politica attirò invasioni barbariche che danneggiarono gravemente la città. In seguito,
l’antico porto dovette affrontare un’altra minaccia: i Saraceni. Le incursioni saracene si intensificarono, portando alla necessità di fortificare la città.

A difesa delle coste, fu eretta una cinta muraria, e sulle pendici del Monte Orlando si costruì un castello che divenne un punto di avvistamento cruciale. Queste opere di difesa rappresentano una delle più antiche forme di fortificazione della città e sono
ancora oggi visibili, ricordando un’epoca in cui Gaeta si trovava a combattere costantemente per la propria sopravvivenza.

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Il Patrimonium Cajetanum e l’Autonomia di Gaeta

Nonostante le difficoltà, Gaeta riuscì a ritagliarsi una posizione autonoma all’interno di un contesto politico frammentato. Nel VII  secolo, la città divenne parte del patrimonium cajetanum, un territorio che si estendeva da Terracina al Garigliano. Politicamente collegato a Bisanzio, era però sotto l’influenza della curia romana. Questo territorio era amministrato dall’Episcopus, la massima autorità politica e sociale del patrimonium, il quale centralizzava nelle sue mani il potere decisionale.

Le minacce saracene comportarono una riorganizzazione urbanistica della città: le strade divennero strette e tortuose, e lungo le pendici di Monte Orlando furono costruite ripide scalinate per facilitare i collegamenti tra le diverse alture. Le case si
addossavano l’una all’altra, creando un tessuto urbano compatto e difficile da penetrare. Ridimensionata la minaccia saracena, Gaeta tornò a fiorire come centro di scambi e commerci, rafforzando la sua posizione di rilevanza nel Mediterraneo.

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Il Periodo Ducale: Gaeta come Repubblica Marinara

Nell’851, Gaeta entrò in conflitto con la curia romana, e il potere passò nelle mani della classe militare locale, che iniziò a governare sotto la guida dell’Ipata o Duca. Questo segnò l’inizio del periodo ducale, un’epoca di grande autonomia. L’Ipata,
derivato dal termine latino consul, deteneva il potere amministrativo, giudiziario e militare, conducendo la città con una certa indipendenza dagli altri centri di potere. Durante questo periodo, Gaeta diventò a tutti gli effetti una Repubblica Marinara, al
pari di Amalfi, Pisa, Venezia e Genova.

Dall’839 al 1140, Gaeta adottò un proprio sistema di leggi, emise una propria moneta e le sue navi militari – tra cui il famoso Dromone – solcavano il Mediterraneo, difendendo la libertà e la prosperità della città. Il Codex diplomaticus cajetanus, una raccolta di documenti ufficiali, rappresenta la principale fonte storica di quel periodo.

Gaeta Oggi: Una Città fra Storia e Modernità

Oggi Gaeta è una città che conserva le tracce del suo passato glorioso, dalle rovine romane alle fortificazioni medievali. I resti delle ville patrizie, le antiche mura e il castello di Monte Orlando sono testimoni di una storia ricca e complessa che ha attraversato millenni. La città è una meta turistica che attira ogni anno visitatori da tutto il mondo, desiderosi di scoprire le sue bellezze naturali e storiche.

Le antiche tradizioni di Gaeta sopravvivono anche nella sua cucina, famosa per le olive, il pesce fresco e i piatti tipici legati al mare. Un luogo magico, ricco di fascino e di cultura che traspare da ogni angolo della città.